PSICANALISI BOLOGNA, MODENA : ETICA E LIBERTA'
E' vero che si dice che gli psicoanalisti non parlano, non dicono niente, non rispondono.
La cosa più facile per una persona quando domanda un'analisi, un lavoro analitico, quando viene a fare un colloquio, è parlare due minuti e immediatamente chiedermi cosa ne penso, perchè non le faccio una domanda così si orienta. Sostenere la posizione di chi non risponde a volte non è facile, perchè bisogna fare un vero sforzo a non rispondere perchè abitualmente come esseri umani abbiamo la tendenza a rispondere quando l'altro soffre, abbiamo tendenza a dirgli cose, a dirgli che passerà il momento difficile.
La psicoanalisi cerca di far sorgere quello che è del soggetto perchè, se io comincio a fare domande ad una persona è il mio desiderio, non è il suo; rispondo cioè a quello che io desidero non a quello che quella persona desidera e lo stare in silenzio significa che è il soggetto a prendere la parola e che cerca lui quello che desidera.
Non rispondere al desiderio dell'altro. Se noi cominciamo a fare domande, a parlare, lo sottomettiamo alla nostra domanda. La questione è fare sorgere la domanda dal lato del soggetto. In psicoanalisi il soggetto ha un grado di libertà superiore rispetto a ciò lo circonda nella società.
Lacan diceva che non esisteva la salute mentale, che tutti siamo folli. Però i nevrotici hanno una follia che fa sì che siamo simili perchè abbiamo un significante in comune il 'fallo', e quando parliamo abbiamo l'idea che parliamo della stessa cosa.
Gli psicotici al contrario non hanno il 'fallo' come significante comune e allora la loro follia si nota maggiormente, si vede di più la loro singolarità; anche i nevrotici hanno la loro follia ed il suo godimento singolare.
Il problema della psicoanalisi ai nostri tempi è che incontra la standardizzazione del godimento, e non sarà mai un trattamento generico per l'umanità, perchè fa singolarità diverse e rispetta questa singolarità, cercandola.
Lacan definiva il desiderio dell'analista come il cercare la singolarità del soggetto, andare a cercare la cosa che rende più singolare un soggetto. Questo si scontra con una società in cui tutti tendiamo ad essere d'accordo, dove tutti godiamo delle stesse cose; è esattamente l'inverso.
Per questo Lacan, nel suo insegnamento ha cominciato a parlare dell'etica, perchè anche clinicamente a volte abbiamo un problema etico quando ci confrontiamo con certi desideri o certe posizioni di godimento delle persone, dove noi non siamo il modello da seguire, ma allo stesso tempo quello che viene detto in analisi è veramente pericoloso. Eticamente si deve vedere se in quel caso ci sono le condizioni per continuare o no un lavoro analitico.
Lacan diceva che i colloqui preliminari servono fondamentalmente a questo; cioè non è tanto una questione clinica di diagnosi strutturale del soggetto, ma è una diagnosi etica della domanda; cioè questo soggetto che domanda di venire qui con me in analisi è una cosa etica o no ?
A volte i folli possono essere molto etici, i nevrotici a volte no. Un'analisi riguarda il desiderio di sapere qual è la mia singolarità e questo, in principio, nessuno lo vuole sapere; questo perchè vogliamo essere come gli altri, con gli altri.
E' una contraddizione: l'essere umano per essere come gli altri deve rinunciare a certe cose singolari. La singolarità non è facile da vivere, è molto più facile quando uno è come gli altri. E' più difficile vivere se uno è folle piuttosto che se uno è nevrotico, perchè noi nevrotici abbiamo cose in comune, possiamo condividere molte cose.
Lo psicoanalista non dà dei consigli, però se il soggetto fa un passaggio all'atto pericoloso per sè o per gli altri lo psicoanalista deve mettere un limite, soprattutto quando ci confrontiamo con patologie complicate. Cercare di mettere la parola con certe patologie non è un'analisi; è una cosa complicata. Quando l'anoressica pesa 35 kg bisogna portarla in ospedale per mantenerla in vita (anche quando ne pesa 40!). Ci vuole sempre un'etica.