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LA VIOLENZA SULLE DONNE

La violenza sulle donne è una forma insopportabile di violenza perchè distrugge la parola come condizione fondamentale del rapporto tra i sessi. Negli stupri, nelle sevizie, nei femminicidi, nei maltrattamenti che molte donne subiscono la legge della parola come legge che unisce gli umani in un riconoscimento reciproco è infranta.
Questa legge non è scritta, no appare sui libri di diritto, non è una norma giuridica, ma è il comandamento etico di ogni civiltà. Afferma che ciò che costituisce l'umano è l'esperienza del limite. E che quando questo limite viene valicato c'è distruzione, odio, rabbia, dissipazione, annientamento di sè e dell'altro.
Winnicott teorizzava che la condizione che rende possibile l'amore- come forma pienamente umana del legame è la capacità di restare soli, di accettare il proprio limite.
Quando un uomo anzichè interrogarsi sul fallimento della sua vita amorosa, anzichè elaborare il lutto per ciò che ha perduto, anzichè misurarsi con la propria solitudine, perseguita, colpisce, minaccia o ammazza la donna che l'ha abbandonato, mostra che per lui il legame non era affatto fondato sulla solitudine reciproca, ma agiva solo come una protezione fobica rispetto alla solitudine.
Il passaggio all'atto violento che conclude tragicamente una relazione mostra che quell'unione non era fatta da due solitudini ma si fondava sul rifiuto angosciato della solitudine, sul rifiuto rabbioso nei confronti del limite, non sulla legge della parola ma sulla sua negazione.
Rivendicare un diritto di proprietà assoluto sul proprio partner non è mai una manifestazione dell'amore ma al contrario la sua profanazione.
Qui il narcisismo estremo si mescola con un profondo sentimento depressivo: non sopporto di non essere più tutto per te dunque ti uccido perchè non voglio riconoscere che in realtà non sono niente per te.
Nulla come la violenza sessuale calpesta odiosamente la legge della parola. Invece che essere passione erotica per l'incontro con l'Altro, la sessualità umana vissuta con violenza si riduce a pura sopraffazione, disumanizza il corpo della donna riducendolo a puro strumento di godimento.
Ma di questa violenza lo psicoanalista non si deve fermare a condannarne la bestialità. C'è qui qualcosa di scabroso che tocca il fantasma sessuale maschile come tale. Una donna per un uomo non è solo l'incarnazione del limite, ma è anche l'incarnazione di tutto ciò che non si può mai disciplinare, sottomettere, possedere integralmente.
In questo senso Lacan distingueva i modi del godimento sessuale maschile e femminile,. Mentre il primo è centrato sull'avere, sulla misura, sul controllo, sul principio di prestazione, sull'appropriazione dell'oggetto, sulla sua moltiplicazione seriale, sul 'idiozia del fallo', quello femminile appare senza misura, irriducibile ad un organo, molteplice, invisibile, infinito, no sottomesso all'ingombro fallico. Per questo il godimento femminile sarebbe radicalmente etero, cioè un godimento che sfugge ai miraggi della padronanza fallica. Tra di loro gli uomini esorcizzano l'incontro con questo godimento 'infinito' dichiarandole 'tutte puttane'. Questa è soprattutto una difesa per proteggersi da ciò che non intendono e non riescono a governare.
E' di fronte alla vertigine di un godimento che non conosce padroni che scatta la violenza maschile come tentativo folle e patologico di colonizzare un territorio che non ha confini, di ribadire su di esso una falsa padronanza. Per lo psicoanalista è chiaro che questa violenza non esprime solo l'arroganza dei forti nei confronti dei deboli, ma è generato da un angoscia profonda, da un vero e proprio terrore verso ciò che non si può governare, verso quel limite insuperabile che sempre una donna rappresenta per un uomo.
Ecco da cosa è rappresentata la bellezza e la gioia dell'amore, quando c'è. Non il rispecchiamento della propria potenza attraverso l'altro. Per un uomo una donna è davvero un'impresa contro la sua natura fallica, è poter amare l'etero, lèAltro come totalmente Altro, è poter amare la legge della parola.



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