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L'ESAME DI MATURITA'

Il passaggio dalla posizione di figlio-studente a quella di inizio delle scelte che faranno il nostro destino è sancito dall'esame di maturità. Questo passaggio non è mai automatico ma al contrario esige una prova soggettiva.
Dobbiamo prendere la parola in prima persona di fronte ad un Altro che esprimerà su di noi un giudizio definitivo immodificabile. In questo esame si è tenuti a parlare davanti ad una commissione, in una sessione aperta al pubblico. Si prende la parola pubblicamente.
Questa è forse la prova più difficile: sono davvero autorizzato (e da chi) a parlare a mio nome?
In ogni prova c'è sempre il rischio del crollo, come dell'ebbrezza della libertà. Senza l'appoggio dell'Altro la nostra parola è, insieme, una esperienza di angoscia e libertà.
Al contrario i bambini non parlano mai in prima persona; essi si prodigano a compiacere (o deludere) le attese dei loro genitori e delle loro maestre, non parlano per sostenere un proprio discorso, ma innanzitutto per rispondere al discorso dell'Altro. Con l'adolescenza questo schema si rompe clamorosamente perchè la giovinezza rappresenta una finestra sul mondo dando la possibilità al soggetto di separarsi dal recinto familiare. In questo senso la soddisfazione personale non coincide più con quella dell'Altro, ma esige una sua misura singolare.
Nell'esame di maturità si conclude un primo tempo della formazione: l'infanzia contraddistinta da una terra certa lascia il posto all'instabilità avventurosa del mare.
Talvolta questo passaggio è di un'importanza drammatica ; lo psicoanalista Jacques Lacan teorizzava che ogni volta che il soggetto è chiamato a rispondere con la propria parola ad un appello simbolico dell'Altro ( un matrimonio, un parto, una nomina professionale rilevante ecc, ecc,) c'è sempre il rischio di cadere, di frantumarsi come avviene nel caso delle scompensazioni psicotiche.
Il soggetto chiamato a 'parlare' in prima persona non sopporta il peso della prova e crolla. Ecco perchè l'esame di maturità e la sua cornice di ricordi continua a riapparire per molti nei sogni, spesso nella forma dell'incubo, per tutti coloro che non sono crollati ma che vi restano tuttavia sempre un po' legati.
Questo significa che in ogni prova c'è sempre il rischio del crollo, come dell'ebbrezza della libertà. Senza il 'salvagente' dell'Altro la nostra parola è insieme un'esperienza di angoscia e libertà.
Nessuno ci può sostituire nell'esame di maturità, nessuno potrà prendere il nostro posto : questa è la vera posta in gioco nell'esame degli esami ! Ogni volta che nei nostri sogni ripetiamo l'angoscia della 'maturità' ritorniamo sempre sull'insufficienza, sull'impreparazione e immaturità a cui ci sentiamo esposti per affrontare la prova della vita. Questa è un'altra verità palesarsi.
Com'è possibile allora farcela? 'Passare', essere promossi, superare l'esame?
Niente e nessuno potrà mai garantire l'esito della mia parola. Riuscirà a dire quello che so, sarà convincente, credibile, capace di trasmettere qualcosa della mia vita ?
Non esiste alcuna commissione in grado di giudicare la nostra maturità. Perchè se davvero esistesse saremmo in realtà tutti più tranquilli e meno angosciati. La vera angoscia è sempre nei confronti della nostra libertà e del nostro desiderio.
E' l'inesistenza di questa commissione, non la sua esistenza, che ci angoscia profondamente che ci sospinge ogni volta a farla esistere nuovamente nei nostri incubi !
Il timore di ogni giudizio emesso dall'Altro è in realtà un rifugio di fronte alla ben più cruda e difficile constatazione che siamo, come diceva il Sartre, il filosofo francese, 'soli e senza scuse'.



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